Tour de France: le speranze, i sogni e le paure del temibile Evenepoel

Evenepoel
Remco Evenepoel in maglia gialla al Tour de France dopo la vittoria a cronometro (foto: A.S.O.)
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“Enfant Prodige”, “Nuovo Eddy Merckx”, “Il fuoriclasse venuto dal calcio”. Quanti appellativi sono stati accostati a Remco Evenepoel, quante pressioni e quante speranze fin dai primi giorni in cui poco più che diciassettenne stupiva tutti con azioni da piccolo campione. Il ragazzo che diventa uomo e che per la prima volta sarà al Tour de France.

Quando si parla di Evenepoel il giudizio sembra essere sempre viziato. C’è chi dice non sia al livello dei migliori nei grandi Giri, chi invece lo accusa di avere un carattere troppo fumantino, chi addirittura gli dà del montato e del sopravvalutato. Forse dimentichiamo che Remco ha solamente 24 anni e in carriera ha già conquistato 55 corse tra cui due Mondiali (uno in linea e uno a crono), una Vuelta, due Liegi, tre San Sebastian, due tappe al Giro e diverse corse a tappe di una settimana.

Non sarà Eddy Merckx, certamente, ma mai nessuno si avvicinerà realmente al Cannibale, per quanto sia in Belgio sia nel resto del mondo si voglia costruire questo paragone. Evenepoel è semplicemente Evenepoel, un talento con ancora diversi margini di miglioramento e che al Tour de France proverà a sfidare avversari più quotati come Pogacar, Vingegaard e Roglic.

Evenepoel sfida i “tre”

Al momento sembrano questi tre i corridori che andranno ad occupare le tre posizioni del podio, ma per ognuno c’è un’incognita. Pogacar viene dalle fatiche del Giro e non sappiamo come risponderà alle tre settimane di Tour; Vingegaard è al rientro dopo il bruttissimo incidente dei Paesi Baschi; Roglic, infine, è il più “maturo” di tutti e dovrà mettere su strada tutte le sue qualità per lottare con i più giovani avversari.

Evenepoel era partito fortissimo quest’anno. In Portogallo al debutto si è preso la Figueroa Classic e la Volta ao Algarve con scioltezza, mentre alla Parigi-Nizza ha lottato vincendo una tappa e chiudendo secondo nella generale a 30″ da Jorgenson. Al Giro dei Paesi Baschi è caduto anche lui, fortunatamente con conseguenze minori rispetto a Vingegaard.

Quell’incidente però ha compromesso la sua primavera, dove avrebbe dato l’assalto alla terza Liegi, e parzialmente anche la sua preparazione per il Tour. Al Giro del Delfinato alcune luci e alcune ombre: benissimo a cronometro, qualche fatica più del previsto in salita, dove invece si è fatto largo Roglic.

Pregi e difetti

Prendiamo però l’aspetto positivo, la cronometro. È qui che Evenepoel può fare realmente la differenza, il terreno dove ha dimostrato di andare più forte in questi primi anni tra i professionisti. Il Tour per la verità non offre tanti chilometri contro il tempo: venticinque a Gevrey-Chambertin e trentaquattro a Nizza nell’ultima tappa. Ci sono poi le prime due tappe di Rimini e Bologna che assomigliano a delle piccole Liegi e lui può fare molto bene, magari andando a vestire proprio la maglia gialla.

Remco può pagare le grandi salite, quelle lunghe dove si scollina anche a più di 2.000 metri sul livello del mare. Nella quarta tappa c’è il Galibier con i suoi 22 chilometri, ma l’arrivo è in discesa e forse gli uomini di classifica non spingeranno troppo sull’acceleratore. Nella quattordicesima arriva il Tourmalet con anche l’Horquette d’Ancizan e il Pla d’Adet, il giorno successivo Plateau de Beille. Infine nella ventesima Vars, Bonette e Isola 2000. Qui il belga dovrà difendersi dagli attacchi di Pogacar, non c’è dubbio.

Non è tuttavia un Tour de France durissimo ed Evenepoel deve essere annoverato tra i favoriti quanto meno per il podio. È nelle sue corde e saprà ancora sorprenderci, per rispondere alle critiche spesso gratuite e ingiustificate che gli vengono rivolte.